Letture, Lettureweek

Quando le montagne cantano Nguyễn Phan Quế Mai

 

Mia nonna diceva sempre che quando i nostri antenati muoiono non scompaiono davvero ma continuano a vegliare su di noi. E ora, mentre prendo un cerino e accendo tre bastoncini d’incenso, sento lei che mi guarda. Sull’altare degli antenati, dietro la campana di legno e i piatti di cibo fumante, i suoi occhi brillano alla luce della fiamma azzurro-arancione che brucia. Agito i bastoncini per spegnere la fiamma. Spirali di fumo salgono al cielo, richiamando gli spiriti dei morti. «Bà oi, sussurro, sollevando l’incenso sopra la testa. Attraverso il velo fumoso che nasconde il confine tra i nostri mondi, lei mi sorride…

Ha inizio così il romanzo Quando le montagne cantano, Editrice Nord, della scrittrice e poeta vietnamita Nguyễn Phan Quế Mai, una saga familiare in cui si raccontano le vicende di tre generazioni che in Vietnam attraversano il Novecento. Prima c’erano stati i cinesi, poi i mongoli, i francesi, i giapponesi e adesso gli imperialisti americani.

Con una scrittura semplice e molto scorrevole la scrittrice costruisce un romanzo a tratti commovente, doloroso, che diventa poetico nelle parti in cui emergono la cultura, Su due pannelli laccati attaccati alla parete c’erano poesie in nôm, l’antica scrittura vietnamita, la voce della natura, Guardammo gli stagni, le loro superfici lisce come lenzuola di seta. Le fronde dei bambù ondeggiavano e facevano ombra alle case lungo la strada, le credenze e la religiosità del popolo, Quelli che riescono a superare le difficoltà e rimanere umani verso il prossimo raggiungeranno il Budda del Nirvana.

Sulle montagne dove si sono rifugiate, mentre i bombardamenti americani stanno distruggendo Hanoi, per infonderle coraggio Dieu Lan inizia a raccontare alla nipote la storia della sua vita e della famiglia Trân in un alternarsi tra presente e passato. Ricorda di una profezia, del tracollo economico, dell’occupazione francese e delle invasioni giapponesi, del cambiamento con l’avvento dei comunisti, della riforma agraria, della fuga e dell’aver dovuto abbandonare i suoi cinque figli, per salvarli, lungo il cammino verso Hanoi nella speranza che, prima o poi, si sarebbero ritrovati. Della povertà, del freddo e della fame, della carestia del 1945, … un tempo pensavo che il nostro destino fosse nelle nostre mani, ma ho imparato che, quando c’è una guerra, le persone sono solo foglie che cadono a migliaia, a milioni, a causa dell’imperversare della tempesta. E la guerra del Vietnam, le infamie del fronte, racconta del terrore e della dignità. Mia adorata nipote, non fare quell’espressione sconvolta. Comprendi perché ho deciso di raccontarti della nostra famiglia? Se le nostre storie sopravvivono, noi non moriremo, neanche quando i nostri corpi non saranno più su questa Terra. La piccola Huong ascolta e cresce desiderando, prima o poi, di rivedere i genitori, anch’essi partiti per la guerra. Bisognerà ricostruire la casa, aspettare i reduci dal fronte, le ferite insanabili che l’orrore ha prodotto nel corpo e nell’animo, conoscere sensi di colpa e segreti.

«Lo ha intagliato tuo padre con le sue mani. Questo tipo di uccelli cantava per noi mentre camminavamo verso i campi di battaglia.» «Come si chiama, zio?» Mi avvicinai l’uccellino al viso: aveva l’odore di mio padre, delle sue risate. «Son ca.» «Un bellissimo nome.» la nonna mi sorrise. «Son ca vuol dire ‘le montagne cantano’.» «E credimi, è proprio così: ogni volta che questi uccelli cantavano, anche le montagne tutto intorno a me sembravano cantare. I miei compagni raccontavano leggende sui Son ca. Dicevano che il canto di un Son ca arriva fino al cielo e che gli spiriti dei defunti ritornano sulla terra sulle ali del loro canto.»

 

Quando le montagne cantano; Nguyễn Phan Quế Mai; Editrice Nord 2021

traduzione Francesca Toticchi

pag. 384; euro 19



 

Lascia un commento