Per raccontare il disagio nelle sue forme più profonde e drammatiche, Chiara Marchelli, nel romanzo Redenzione NN Editore, sceglie come cornice del racconto il genere giallo e fa in modo che le indagini per un omicidio prima e per la scomparsa di una donna poi, facciano da traino rendendo la lettura avvincente. Si intrecciano così vari piani, elementi che fanno di questa narrazione una storia stratificata, complessa, di forte impatto emotivo.
Ma andiamo per ordine. Una donna è stata gettata in un dirupo e Maurizio Nardi, comandante dei carabinieri di Volterra, indaga senza mollare perché è un uomo schivo ma che coglie dettagli, partecipa al dolore, non ci dorme la notte, si fa domande che travalicano carte e scartoffie, nella quotidianità con la moglie Lara cerca un equilibrio e un sollievo che non trova. A Volterra, a inizio di un’estate caldissima, arriva Giorgia, una donna che ha superato i quarant’anni e che già da qualche anno trascorre lì un mese di vacanza. Chi è Giorgia, che cosa la tormenta, che cosa ha vissuto, che cosa le rimane attaccato addosso dell’anoressia di cui ha sofferto? L’anoressia, uno dei grandi temi del romanzo che la scrittrice ha voluto trattare in una forma molto originale poiché riguarda non solo la protagonista, ma più personaggi il cui passato emerge tra le ombre, in quel non potersi liberare mai di una malattia così devastante. Una fame che è fame di vita, un sottrarsi al mondo per essere se stesse, una ricerca di felicità e perfezione che comporta l’annullarsi. E in modo ancor più interessante, l’autrice richiama oltre le componenti psichiche dell’anoressia anche quelle storiche e sociali facendo riferimento esplicito a un testo straordinario, “La santa anoressia” di R. M. Bell, in cui i percorsi alla santità di donne come Chiara d’Assisi e Caterina da Siena furono legati al digiuno e alla mortificazione del corpo. Tra le pagine del romanzo, quindi, si affacciano domande che arrivano dritto al punto, senza sconti.
«…Ci sono così tanti equivoci intorno all’anoressia… tanto per cominciare, lo sai che il significato di anoressia è sbagliato? Mancanza di appetito. In filosofia invece non descrive un’assenza di fame ma di desiderio. E da una parte è così: diventi apatico, pensi solo a cosa mangiare e cosa non mangiare. Hai una fame incolmabile. Ma poi non è vero nemmeno quello: non è vero che non desideri. Desideri così tanto che non … Ridursi a essere soltanto pensiero per impedire al mondo di devastarci di nuovo. Difendere chi siamo, cancellandoci. E, cancellandoci, gridare la nostra presenza. Assurdo, no?».
È Giorgia che parla in un dialogo con Malina, una donna con cui intesse un legame di confidenza e che svelerà un volto del tutto inaspettato. No, non è assurdo, è il volersi liberare costruendo una gabbia, gridare la propria volontà di sottrarsi al dominio e alle violenze del mondo ricacciandosi in un buco di tormento in cui si ritiene di potere controllare tutto. Malina, con cui Giorgia prova a tessere un’amicizia nonostante l’abitudine a nascondersi. Amiche. Di certo hanno qualcosa in comune. Non ha ancora capito cosa, è una questione di pancia, il linguaggio primitivo di chi si riconosce annusando… Negli incontri con questa nuova amica che la spinge a confidarsi e le chiede del suo passato, Giorgia, anche se malvolentieri, parla del suo ex fidanzato e delle trappole affettive in cui le donne cadono con una certa frequenza. È che Giorgia si era sentita donna con lui: completa, solida. Non l’aveva indovinato, il gioco di specchi: tu sei così perché ti ci faccio sentire io quando voglio e non basterà mai… Lui le chiedeva sempre di essere sempre di più perché lei non si bastava mai. Come l’anoressia, che invece è senza interlocutori: l’aspirazione eterna a una perfezione che, proprio in quanto irragiungibile, permette di non vivere.
Malina, un nome che mi ha evocato immediatamente il titolo di un grande romanzo di Ingeborg Bachmann in cui il tema della frantumazione dell’io e del rispecchiamentro tra i personaggi si dispiega inquietante e oscuro attraverso la voce narrante: Io è una donna, mentre Malina e Ivan sono gli uomini-simbolo con cui la protagonista ha a che fare. Questo nome così denso di rimandi è quindi casuale? Anche nel romanzo di Chiara Marchelli, sebbene la struttura narrativa mantenga una solida compattezza, il tema del disagio mentale o quello che la società violenta opera nei confronti del disagio mentale sposta lo sguardo nel tempo e nello spazio. In Redenzione, pagine molto forti e dense descrivono quel che resta dell’ospedale psichiatrico di Volterra e della storia di chi ha vissuto al suo interno anni devastanti, prima che con l’antipsichiatria si arrivasse alla legge Basaglia, così come ha raccontato Alda Merini nel suo “L’altra verità. Diario di una diversa”. Le oscure violenze subite dai malati e, in particolare, da una donna di cui conosciamo il dolore scarnificato e folle in lettere che compaiono in capitoli che si alternano a quelli che raccontano la storia attraverso le indagini di Nardi, sono di una forza drammatica vera. In corsivo, con parole dettate dalla disperazione, con segni grafici, cancellature, scarabocchi, sentiamo tutta la violenza disumana del volere schiacciare la diversità che terrorizza. E non possso non pensare alle celle dell’Inquisizione allo Steri di Palermo dove sui muri i prigionieri disegnavano e scrivevano col sangue, la saliva, il piscio, escrementi, fumo di candele, cera. Nel romanzo di Chiara Marchelli, una lingua accurata che cambia registro a seconda del piano che tratta apre una lotta strenua tra i misteri che mostrano a poco a poco la loro fisionomia, come quello della madre di Malina la cui madre anoressica era rimasta internata nell’ospedale psichiatrico per quasi tutta la sua vita. E su questo terreno comune così legato alla carne, ai corpi, alle memorie, alle ferite, a quel tempo che si ripete in un eterno presente, si apre tra Giorgia e Malina un discorso altrettanto profondo sul dominio, sulle violenze subite e agite. Sulle dipendenze che fanno di vittime e carnefici un inestricabile e irrisolvibile binomio. Sulla volontà di sottrarsi alle sconfitte. Cosa succederà a Giorgia che all’improvviso scompare, Nardi scoprirà l’assassino della prima donna, e troverà Giorgia? Cosa rimane in noi dopo l’ultima pagina di questo romanzo così intenso?